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Mathieu Van der Poel è il vincitore della Milano-Sanremo 2023

18/03/2023

Guerre stellari

Se chiedeste a qualsiasi organizzatore di corse ciclistiche quale sarebbe il podio da sogno per la sua corsa, indicherebbe con molte probabilità quello della Milano-Sanremo 2023. Mathieu Van der Poel – Filippo Ganna – Wout Van Aert, e aggiungiamoci pure un Tadej Pogačar al quarto posto, che male non fa. A chiunque piaccia il ciclismo, ma anche a chi magari più di tanto non lo mastica, vedere quel quartetto sul Poggio che distrugge il gruppo a suon di watt, con il vento a favore a rendere tutto incredibilmente ancora più veloce, è quanto di più simile ci sia alla poesia in movimento. 

Non c’è proprio nulla da fare, lo sappiamo fin dall’inizio, fin da quando i corridori cominciano a sfilare al foglio firma alle 9 del mattino, che dovremo aspettare diverse ore prima che il vero e proprio show abbia inizio, ma quando si scatenano il fuoco e le fiamme in quei 3,7 km al 3,7% del Poggio riusciamo sempre a rimanere incantati, a rimanere sorpresi di ciò che quella apparentemente innocua lingua d’asfalto riesca a fare.   

In realtà sappiamo bene che a fare la corsa sono i corridori, e se poi a farla, a prendere l’iniziativa, è un corridore come Tadej Pogačar, allora possiamo stare sereni che non ci si annoierà, anche se magari siamo stati 6 ore in attesa per quei 15 minuti di pura adrenalina. Dunque, quando attacca quel ragazzo sloveno, cosa che gli abbiamo visto fare già molteplici volte in queste prime settimane di stagione, si sa già che a rispondergli non possono che essere quegli altri alieni che rispondono al nome di Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel.

Le palpitazioni sono in realtà salite quando Tim Wellens, compagno di Tadej, ha alzato l’andatura in maniera sensibile sulle prime pendici del Poggio; in quel momento sapevi che l’arco si stava tendendo in attesa dello scoccare della freccia. La freccia slovena, puntuale, è partita, ma alla sua ruota si sono francobollate la freccia olandese (Van der Poel) e quella belga (Van Aert), insieme a un’altra freccia, al quale di solito piace fare di più il treno, corrispondente al nome di Filippo Ganna.

Per la prima volta abbiamo potuto ammirare Ganna in questa veste da cacciatore di classiche e la sensazione, ammettiamolo, è stata piuttosto piacevole, anche pregustando ciò che lo attenderà da qui in avanti. Il piemontese, addirittura, è sembrato essere il più pronto, il più lesto e il più fresco nel rispondere a Pogačar, mentre Van Aert e Van der Poel hanno impiegato una frazione di secondo in più per rientrare sul due volte vincitore del Tour de France. 

A qualche centinaia di metri dalla vetta del Poggio, quando sembrava che i 4 potessero approcciare tutti assieme la celebre discesa verso Via Roma – e dietro si espandeva il vuoto più totale – è invece controscattato come una molla Mathieu Van der Poel. Nel momento in cui ha guadagnato 15/20 metri sui rivali, si è immediatamente capito che non lo si poteva più riprendere. L’olandese ha pennellato ogni curva della discesa – senza rischiare come Mohorič l’anno scorso, ma mostrando comunque le sue abilità di discesista – e si è presentato al pubblico, estasiato, di Via Roma, a braccia alzate. Dietro Ganna ha dato nuovamente prova del fatto che oggi, sulle gambe, aveva ancor più dinamite del solito, andandosi a prendere di cattiveria il secondo posto davanti a Van Aert e Pogačar. È stato uno scontro tra stelle, e non poteva che venirne fuori un big bang. 

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